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anno 2014




Di Teti Tetide  di Armando Bertollo
Commento di Sergio Zanone


 

Di Teti Tètide gocce di mamma






Il primo verso della seconda lirica di Coordinate di Galleggiamento è un endacasillabo ambiguo; qui Bertollo istituisce poeticamente la “dialettica dell' assurdo” , esteticamente Duchampiana, letterariamente Beckettiana, ove le cose (e in questo caso le cose sono anche le parole) non occupano il posto che la comune esperienza sancisce. Immaginiamo di entrare in una stanza e di trovare per esempio una ruota di bicicletta infilata sopra uno sgabello , una sedia attaccata alla parete, un vaso pieno di spazzolini da denti: questo sorprendente disordine potrebbe divertire ma anche disgustare. In ogni caso non lascia indifferenti. Vogliamo subito rendere evidente la fusione di tragico ed epico lirismo con il sentimento infantile della filastrocca in chiasmo Di Teti Tètide . L' unificazione dello stile sublime con lo stile umile rinnova l' esperienza dantesca e shakespeariana della memoria e della trasformazione del linguaggio volgare in linguaggio letterario : una nuova nascita delle Muse figlie di Zeus, lo splendente, e di Mnemosine dalle belle chiome. In questa originaria f(r)ase appare Teti progenitrice , mitologema materno, sorridente figura omerica ed esioidea: l' amabile Teti... Teti dai piedi d' argento... l' augusta Teti; tuttavia qui si occulta l' ombra della città dei Morti, l' oscura Dite : ecco quindi la condensazione dell' inizio e della fine degli esseri, delle parole e dei segni che nascono, vivono - e muoiono - sulla superficie terrestre e liquida del foglio bianco. Nell' incipit è compreso nella sua pienezza Fatos , l' oscuro demone eracliteo del frammento:



Ήτος αντρώπψ δαίμων


Destino demone dell' uomo

(Eraclito)



Quisque suos patimur manes” (Virgilio, Eneide): ciascuno patisce il suo demone. Tragica espressione , impotente e fiabesca lotta contro la forma , il carattere, l' ombra; Peter Pan eredita daímon - poichè ciò che nel profondo della psiché divide e separa , come una crepa , come una faglia - raccoglie tuttavia alla presenza Universale e Particolare e , nel momento stesso in cui collega il cielo-Ouranos con la madre terra -Gaia, riunisce Necessità e Libertà : cioè , misura - poiché ciò che nel profondo della psiché divide e separa l' uomo (il cui limite vitale è l' esistenza non-divisa cioè l' individuo) dalla dimora che gli è propria ( ethos , il luogo del Sé) , ha nome : ombra, superficie speculare, maschera. Questo è il destino che separa Di Teti e Tètide. Sin dal beato affioramento della nascita emerge quindi la necessità di fare testamento : il te-sta-mento di Te , acronimo sulla punta del naso del fanciullesco profilo della poesia. Infatti molte poesie di Bertollo sono frammentati ritratti, figure decomposte e ricomposte: egressus- regressus . Discesa e risalita, manifestazione e riassorbimento. Il viaggio è un lungo viaggio: adatto a chi possiede buon fiuto, poiché la menzogna è sempre presente : mo-vi-mento / te-sta- mento, voce del verbo mentire. Come in Esiodo, Teogonia, Bertollo dichiara il problema della verità e della menzogna :



O pastori, cui la campagna è casa, mala genia, solo ventre;

noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero,

ma sappiamo anche, quando vogliamo, il vero cantare ”

(Esiodo, Teogonia vv. 26 – 28 trad. Graziano Arrighetti)




Della verità e della menzogna dell' arte. Bertollo , Esiodo e Rigoni Stern: gente dal lungo passo e dallo stile talvolta grezzo, ma potente, come dice il proverbio : gente di montagna



scarpe grosse e çervelo fín.




Di Teti Tètide gocce di mamma è il triplice canto delle gocce che cadono, esortazione ritmica ternaria onomatopeica, tempo di barcarola : Oh gocce di mamma, Dite Dite Dite... (voce del verbo dire) . Tic tic tic, le gocce riempiono il bianco Oceano di Latte :


Pan e late


Triplice dire silenzioso, triplice sorriso di Peter Pan appena nato, affioramento beato della coscienza il cui corpo , quasi totalmente sommerso , partecipa ancora misticamente con il mondo : senso panico, sul palmo della mano



tre volte gate.



Vogliamo recitare tutta la prima filastrocca perchè le parti mancanti, i due modi della poesia, esprimono l'idea poetica sottesa al testo di Bertollo :




Océto bèlo / so fradèlo

dove sito sta / dal papà

cossa te galo da / pan e late

gate gate gate


Recéta bèla / so sorela

dove sito sta / dal papà

cossa te galo da / pan e late

gate gate gate





Occhiolino bello / suo fratello

dove sei stato / dal papà

cosa ti ha dato / pane e latte

gate gate gate (solletico)


Orecchietta bella / sua sorella

dove sei stata / dal papà

cosa ti ha dato / pane e latte

gate gate gate (solletico)



L' Ocèto , nel testo di Bertollo , si è dilatato in Oceano ... Oceano dai gorghi profondi ... il fiume compiutamente perfetto... inclito Oceano... superficie e immensa visione circolare ove il pane decanta sul latte come sostanza luminosa: sul pelo dell' acqua la poesia è “so marìo”, marito e padre, poiché parla di qualcosa e su qualcosa, cioè parla di Te , parla del verso e parla del segno (Cfr. Aristotele, Platone)- sino ad avvicinarsi al fascino di un linguaggio assolutamente astratto, simbolizzante, paterno (?), che in un primo momento si è identificato parzialmente con l' eredità ermetica (“Andrea Zanzotto” di Giuliana Nuvoli, ed. 148 Il Castoro);ma soprattutto la sorgente della poesia è l' amabile Teti - madre e moglie – linguaggio originario e linguaggio aquisito - essa invoca ciò che nel silenzio si schiude : la scintilla, il fiore; prima di Edipo, occhio ingannatore, sorge il primo sentire ovvero il senti(mento) che non sa mentire e che precede il movi-mento e il testa-mento. La recéta , l' ascolto, è embrione del primo sentire.


Primo sentire (senza menzogna) ...movimento ... testamento....



Dî Te, Dî verso, Dî segno


di Te di verso e di segno


sostanzioso come la luce

beato affioramento





La seconda filastrocca parla di un viaggio che inizia “in gaia” cioè sul grembo , a cavalcioni sulle gambe della mamma e del papà; vi è una strana coincidenza etimologica tra gaia , forma dialettale autoctona vicentina, e Gaia dall' ampio petto ... sede sicura ... Gaia prodigiosa ... , la Terra Madre Esioidea , il prototipo del Grembo di cui sia Teti titanica , figlia di Ouranos e di Gaia, rappresenterà una proiezione, sia la Nereide Teti , figlia dell' oceanina Doride e di Nereo , madre di Achille ...che rompe le schiere...cuor di leone ; Gaia sorgente del latte, archetipo dell' Essere, sostanza primordiale degli Enti; Gaia generò Ouranos stellato per emanazione.



Tu tum tu tum cavalo

a nèmo tuti a Malo

a malo e ala Molina

a far la polentina

la missieren col palo

tu tum tu tum cavalo





Tu tum tu tum cavallo

andiamo tutti a Malo

a Malo e alla Molina

a fare la polentina

la mescoleremo con il mestolo

tu tum tu tum cavallo

Libera nos a malo”: liberaci dal male: un viaggio a cavallo verso Malo , il paese dello scrittore Luigi Meneghello. Tuttavia la presenza del male nelle sue varie, tragiche forme, ci accompagnerà lungo i testi poetici di Coordinate in modo silente e parallelo all' apparire delle cose e all' accadere degli eventi . Poiché ogni nascita, ed in particolare quella del linguaggio, sorge nello spazio di innocente potenza che precede Destino (fatos) e Fortuna (tyche, la radice dell' accadere) ... il complesso incestuoso pertiene infatti ai labirinti della psiche ove regna la claustrofobica angoscia. Il viaggio si svolge invece come una fiaba o come una storia di Corto Maltese , attraverso lo stupore che sospende per un istante il respiro:



in-stallo



in-stallo del ritmo poetico ; la parola non congela il ritmo : lo preannuncia altresì nella cadenza che precipita: tu-tum tu-tum cavallo. Il cavallo veneto, il barbaro caballus da soma, deve acquisire la velocità, il mo-vi-men-to dello stallone (in-stallo rima con cavallo, ed è anagramma di stalloni) : perchè? Forse perchè trasporta una lettera misteriosa , un testamento di Te? Lettera baciata e profumata di fiori (affioramento)? Quale segreto linguaggio contiene questa lettera? “Non devi aver paura. Va' dove ti condurrà il cavallo” dice una favola della tradizione veneta costruita con equilibrio straordinario tra il reale e il fantastico... Non c' è magia , né aiuti soprannaturali, ma l' uomo con le sue paure, i suoi dubbi , e la volontà che sa vincere le difficoltà della vita ( “Il viaggio difficile”, da Fiabe Venete a cura di Dino Coltro, Oscar Mondadori )... “Lo farò per obbedienza”, rispose il giovane. E partì sul cavallo, con la lettera da consegnare nel luogo dove si sarebbe fermato. Al galoppo arrivò al fiume bianco, raggiunse il fiume rosso e li attraversò di gran carriera. Davanti al fiume nero si fermò. “E' davvero pauroso”, pensò “ma finchè il cavallo va, vado anch' io.” L' attraversata non fu facile, ma il cavallo vinse la corrente nera e fu sull' altra riva. Appena all' asciutto, si trovò entro un giardino di straordinaria bellezza, carico di fiori mai visti, e l' aria odorava di profumi. Egli ebbe paura di calpestare le aiuole, ma il cavallo le sfiorava senza lasciare segno. Il giardino sembrava non finire, tanto appariva esteso: era grande come il cielo”. La favola non ci parla del contenuto della lettera : sul foglio infatti non vi è scrittura alcuna poiché esso stesso è l' immacolato giardino senza impronta, il nuovo orizzonte del verso e del segno.



di verso e di segno



Gabriele D' Annunzio verso la fine del 1903 compose l' ultima poesia dell' Alcyione , Undulna, che chiamò “la mia grande Ode”: Undulna , l' ondina nata dalla fantasia mitopoietica del poeta, con il suo movimento ritmico scrive e cancella senza sosta la superficie sabbiosa del litorale: per un istante liberata dalle pastoie della retorica, l' improvvisa intuizione sostituì alla metamorfosi del corpo di Glauco la metamorfosi del testo. Trasformazione della voce , poetica dell' “oralità perpetua” : Andrea “ ha interrogato” la superficie virginale della terra e del cielo e ha dipinto il suo daímon , ha trascritto e misurato la parola sopra il nulla , dentro la faglia, entro la crepa :





l' in-bianco nulla da poter tracciare dove Andrea ha interrogato Biancaneve biancosole

( dall' ultima poesia di Coordinate, bianco )



in-bianco ed in-stallo; il parallelismo tra Di Teti Tètide e bianco rappresenta un momento dove Bertollo incontra ed omaggia il poeta Andrea Zanzotto: “l' apprezzamento e la nostalgia di una lingua che non può e non deve mai essere scritta ... in tal modo ci si avvicina appunto ad una possibile oralità perpetua, la quale sembra quasi un' immediata promanazione della madre -. Il dialetto è sentito come veniente di là dove non è scrittura né grammatica: manifestazione di un logos che resta sempre erchómenos, in sopravvenienza, che rimane quasi infante” (“Andrea Zanzotto”op. cit). Zanzotto parla di una specie di vergogna - del dialetto - di lasciarsi scrivere , del “terrore di un tradimento, della perdita di contatto con la fisicità, la pulsione originaria, la natura ctonia che persiste in quei suoni, e che è qualcosa di più, di più irriducibile, fondante, “lontano”dello stesso inconscio”. Infatti le filastrocche presenti in Di Teti Tètide sono incomplete – fino al “verso” di chi scrive righe mozze... Ora Zanzotto utilizza la metafora del fiore , indicando il dialetto quale stigma - cioè come in-stallo ed in-bianco - “di una possibile oralità perpetua , che è anche contatto fisico e immediato con la madre; ma questa in realtà non può non sottrarsi a tale contatto (che si verifica solo parzialmente) ponendosi sempre “un po'” oltre. Si può formare così l' incubo di un vuoto di lingua, accompagnato dalla comparsa di oscuri linguaggi totalmente somatici, assai vicini a quelli dell' isteria ... si avrà allora unità calcata dell' io: da una parte lasciando scorrere in avanti la lingua lungo fluide similarità fino all' accarezzamento del silenzio e insieme della fisicità monologante, dall' altra con l' appello, opposto, a supercodici garanti di questa come di ogni altra unità-unificazione”. Ma questo è proprio il percorso poetico di Bertollo che da “Ribeltà/Esperienza del Linguaggio” è approdato a “Coordinate di Galleggiamento” dopo aver percorso il “Teatrino della scrittura attraverso i sintomi”.





Z.S. 23/01/2014