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anno 2013




L_uomo e la pietra   




L' uomo e la pietra

Omaggio ad Angelo Urbani




L' opera di Angelo Urbani è Deserto. Lei assorbe ogni rumore. Refrattaria al brusio della parola, emana silenzio. Campo d' azione del puro silenzio. Sei solo davanti a Lei , solo e senza voce: poichè Lei riflette ciò che sei: allora non puoi più parlare e non puoi nasconderti: ogni parola è menzogna. Nudo , nel deserto non c' è rifugio. Vorresti poter toglierti la pelle, i muscoli, la carne sino alle ossa. Vorresti poter rimanere senza le ossa, senza le braccia e senza le gambe, senza il volto.Quale volto? Cosa resta, alla fine? Uno. Molti, Infiniti. Infiniti segni senza senso, senza il senso della propria esistenza? Il ritmo dell' Umanità. Cosa resta, alla fine? Terra. Il segno si frammenta, si dissolve in polvere. Il colore della terra, il grigio, l' ocra. Orme. Tracce. E poi, più nulla. Anche la disperazione, anche la paura costano lavoro : non c' è più volontà . Le Donne, gli Uomini della fatica : della pena. I nostri vecchi. Hanno scavato per sopravvivere, hanno seminato , raccolto. Hanno partorito. E si sono vestiti di nero. Perchè, per cosa? Dove si trova il Paradiso, nascosto forse tra le Avemarie e i Paternostri , tra il profumo delle Rose? Come si fa una Rosa? Con un Cerchio. Un cerchio sospeso come un sole sopra l' urna di marmo. Vestita di tela: il bianco sudario copre l' orco. Vi è pudore, nella nudità. Vi è il rispetto dell' uomo. Per ciò che è , ma soprattutto per ciò che non è. Il rigore della scarnificazione è spinto al limite della rappresentazione e al limite dell' emozione. Oltre le categorie della ragione e oltre le categorie degli affetti vi è il luogo del vuoto, dell' ombra. Qui sorge il pensiero della “differenza”: l' analisi estetica oscilla sopra il vuoto dello spazio , nel punto dell' Essere dove convergono :


indistinzione e distinzione

istinto e ragione

partecipazione mistica e linguaggio

intuizione e prassi

mito e rito

emozione e rappresentazione

sentimento e idea


Il luogo dell' “indifferenza”. L' “indifferenza” radice delle cose. In questo luogo il legno è carne: ogni resto è vittima del sacrificio. E' questo il luogo dell' amore, Cantico dei Cantici, poiché l' amore non conosce le distinzioni : la nudità. L' abisso. “Oltre l' antagonismo, sul limite, lungo il perpetuo scintillare di un fuori, secondo una marginalità radicale e salvifica” : acquasantiera di pietra, scintillio sul pelo dell' acqua. “L' affermatività multipla dell' essere è perciò connotata da un resto, che vive decomposto, residuale, minuto e prossimo, da un' esistenza singolare che offre e chiede lo sguardo ravvicinato: questa esistenza si limita ad essere, ad essere tale qual' è e per essa la figura della vittima, non schiava, è uno stato irreversibile. Alla vittima si rivolge, infatti, solo un etica dell' eco, un pensiero che è anch' esso solo un rinvenire, un disporsi accanto, un affiancarsi alla ripetizione ( o differenza) spostata, disposizione diffusa alla qualità d' ascolto e all' attenzione fluttuante” ( Mariapaola Fimiani, L' arcaico e l' attuale, Bollati Boringhieri, p. 14) . E infatti Angelo Urbani non piega la materia, la sfiora. Apertura verso una dimensione di sapore orientale, primitiva: la “funzione sintetica” della partecipazione mistica istituisce una “identità sostanziale immediata” delle cose e delle forze che le governano : l' energia , il mana .

Cosi' i legni ritrovati, incorrotti, i legni di una volta: i legni della memoria , possono essere più umani degli uomini contemporanei. Esistenzialismo. Sono incompiuti? La loro parte mancante forse ci è propria . Dobbiamo cercarla in noi, completare loro in noi. Urbani scopre, nel suo percorso artistico, una nuova etica : Genealogia della morale. Egli lucida la pietra, come Aladino : sorgono figurine. Bambini. Come se la pietra avesse un' anima, come se la forza vitale divenisse anime. Ne scaturisce il fuoco? Angelo lo ruba agli dei : questa è la “funzione analitica”: rigorosa riflessione estetica che restituisce ordine al caos. Vi è un ordine intrinseco, immanente alla Natura : estetica . Ordine immaginifico della favola, ordine della parabola: l' immaginale Nous generatore di forme, esplosione di forme. In noi. Attraversando i sentieri Urbani rivive “quel” Segreto del Bosco Vecchio: la danza dei folletti che solamente lo spirito bambino può comprendere e che la stratificazione sulla coscienza cancella, nasconde : forse irreversibilmente. La visione ci dice: noli me tangere, lasciami andare, non mi trattenere. E così ci ritroviamo ad osservare da sempre più lontano , come Mosè , come Drogo, al di qua del limite. Angelo raccoglie dei pensieri : il bosco rimane lassù , nel verde. Il bosco ci vede. Il bosco ci chiama con il suo fiato silenzioso. Il bosco ci lascia i legni: li possiamo bruciare per riscaldarci : crepitando escono le fiamme, escono le anime.


S.Z. 26/09/2013