Giuliano Dal Molin

Into the emptiness

Apuntozeta  
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Galleria Davide Gallo



Giuliano dal Molin


Into the Emptiness”


Opening: May 31 - 18/20,30 Via Farini 6, 2nd yard (secondo cortile)

Daily: from Tuesday to Friday 3,30 - 7,00 pm

Until: July 8

Closed: from June 3 to June 7



Martedì 31 maggio 2016, la galleria Davide Gallo, in collaborazione con la galleria Lia Rumma, ha il piacere di presentare la mostra personale dell’artista Giuliano Dal Molin, dal titolo “Into the Emptiness”. Nato a Schio (Vicenza) nel 1960, dopo un decennio di sperimentazione, sia a livello formale (dalla figurazione all’astrazione), che in termini di indagine sul materiale, Dal Molin approda, nella seconda metà degli anni ’80, ad una sintesi geometrica della forma-colore, che lo avvicina alla migliore tradizione italiana dell’Arte Minimale e Spaziale.

La sua ricerca però, a differenza di quelle già note, che raccontano lo spazio attraverso una palese deformazione della tela, e a differenza dell’astrazione monocromatica, trova la sua autonomia in due elementi, ancora non troppo esplorati dai linguaggi contemporanei: la prospettiva e il vuoto. Per Giuliano Dal Molin, infatti, la prospettiva entra a far parte dell’opera in maniera decisa, poiché è proprio nel rapporto tra osservatore e spazio necessario alla visione, che l’opera definisce la sua identità. Le superfici di Dal Molin flettono, impercettibilmente, sfondano le une nelle altre, oppure sembrano coesistere pacificamente, ma la loro, in realtà, è solo una momentanea tregua, nello scontro di forze tra forma e colore. E’ nella distanza, nella prospettiva, che l’opera di Dal Molin si definisce, e trasforma la semplice mutevolezza in raffinata ambiguità. Ma la prospettiva non è il punto di arrivo della sua ricerca, bensì uno strumento per affrontare una dimensione ancora più profonda: il vuoto. Ecco che le opere di Dal Molin diventano espressioni del vuoto, le superfici flesse, gli spazi colorati, non hanno valore per loro stessi, ma rimandano al vuoto, a quella non-forma che, o contengono, o suggeriscono. Il vuoto per Dal Molin è frutto di analisi matematica, strutturato secondo coordinate geometriche, nulla di metafisico, un’entità a sé che dà consistenza all’opera rendendola autonoma dallo spazio fisico, e che la ricolloca nello spazio mentale dell’osservatore. Il vuoto, le sue diverse qualità energetiche, è la diversa intensità del colore a saperla suggerire. Ecco perché il pigmento, nel lavoro di Giuliano Dal Molin è un grande protagonista, ed ecco perché è lui stesso, con sapere alchemico, a distillare il pigmento, dal quarzo, dai minerali, dal cristallo e dalle sabbie e questo processo altro non è se non una sublime comunione spirituale dell’artista con la sua opera.



english version

Tuesday, May 31 the Galleria Davide Gallo, in cooperation with Galleria Lia Rumma, is pleased to present the solo show of the artist Giuliano Dal Molin, titled "Into the Emptiness". Born in Schio (Vicenza) in 1960, after a decade of experimentation, both at a formal level (from figuration to abstraction), and in terms of investigation of materials, Dal Molin lands, in the second half of the 80s, to a geometrical synthesis between shape and color, that brings him closer to the best Italian tradition of “Arte Minimale” and “Spazialismo”. However his research, despite those already known that narrate the space through an evident deformation of the canvas, and despite the monochromatic abstraction, identifies its autonomy in two elements, not yet explored by contemporary languages: perspective and emptiness. For Giuliano Dal Molin, in fact, prospective becomes part of the art process in a decisive way, because the work defines its identity through the relation between the observer and the space necessary to the vision. The surfaces of Dal Molin flex, imperceptibly, break one into each other, or seem to coexist peacefully, but also in this case it is just a momentary truce, in he clash of forces between forms and colors. It is in the distance, through the prospective, that the work of Dal Molin defines itself, and transforms its simple variability, in a refined ambiguity. Prospective is not the arrival point of Giuliano Dal Molin research, but rather a method, an instrument, to face an even more important and profound dimension of art: the emptiness. So, the work of Dal Molin become expressions of emptiness. The flexed surfaces, the colored areas, do not have value for themselves, but refer to the void that either contain or suggest. The emptiness, for Giuliano Dal Molin, is the result of a mathematical analysis, and not something of metaphisical. It is known through geometric coordinates, an entity by itself which makes powerful the art work, and independent from the physical space, relocating it in the mental space of the observer. The different energetic qualities of emptiness, are suggested by the different intensity of the colored surfaces That's why the pigment has a big importance, and that's why, as a contemporary alchemist, he distills by himself the pigment from quartz, minerals, crystals and sands, and this process put the artist in a sublime spiritual communion with the his work.

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