Eros Bonamini

Cronotopografie alla GALLERIA VALMORE

Apuntozeta  
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COMUNICATO STAMPA



Eros Bonamini

Cronotopografie



inaugurazione venerd ì 22 novembre 2013 ore 18.00

Presenta Marco Meneguzzo



la mostra proseguirà fino al 31 gennaio 2014



orario: si riceve su appuntamento


Ho conosciuto pochi artisti di così lucida intelligenza e di altrettanto vivace ironia”. Come non essere d’accordo con quanto scriveva Eugenio Miccini nel 1992 di Eros Bonamini, che con costanza e coerenza ha sviluppato “una ricerca, per niente affannato a situarsi nelle mode precarie” cui talvolta indulge il mercato dell’arte. Uomo di profonda cultura e grande sensibilità Bonamini ha agito al di fuori di qualsiasi scopo pragmatico e di ogni logica del profitto, con l’unica motivazione di un “fare che dimentica il già fatto e guarda solo davanti a sé”. Con questa mostra si vuole dare un’idea del suo percorso artistico, che pur modificandosi negli anni rimane sempre fedele al suo assunto teorico: far coesistere il tempo e lo spazio indagandone il rapporto intrinseco, “il tempo e lo spazio che sono quelli del fare e del pensare, misure, luoghi dell’evento”(Miccini). Non a caso tutto il suo percorso è segnato dalle “cronotopografie” (scritture di spazio e tempo) eseguite sia pure con tecniche e mezzi diversi ma sempre con padronanza degli strumenti e controllo degli esiti. Saranno esposte le opere della serie dei Cementi, dei Nastri e degli Inchiostri realizzate fra il 1975 e il1978; quelle degli anni ’80 e ’90 in cui la tela si impregna di colore per contatto o iniezione e quelle realizzate per combustione del plexiglas e della tela. Negli anni 2000 Bonamini si dedica ad opere (Vanitas cronotopografie) ottenute da una “lastra di acciaio specchiante, base di tutti i suoi lavori [.....] che viene intaccata, distrutta, bruciata da un'azione violenta (fiamma ossidrica e ascia), il cui risultato è una sorta di ferita slabbrata e corrosa sulla superficie di quella materia lucente [.....]” (Marco Meneguzzo). La superficie di acciaio specchiante a seguito di profonde ustioni si deforma con esiti straordinari. In ogni caso il risultato narrativo è legato all’operatività nello spazio,e al tempo di esecuzione “la traccia, la superficie e il tempo sono i termini essenziali della vicenda” (Alberto Veca). Pur nella diversità dei risultati Bonamini mantiene sempre un costante approccio che possiamo riconoscere derivante dalla linea analitico - concettuale degli anni ’70.



EROS BONAMINI

CENNI BIOBIBLIOGRAFICI


Fin dai suoi esordi, agli inizi degli anni Settanta, nella ricerca di Eros Bonamini si palesavano consapevolezza e coerenza, unite in una ricerca continuativa ed in costante tensione progettuale. [...] Era il 1975, Bonamini esponeva le sue Tabelle pittoriche nella veronese Galleria dello Scudo: opere inaugurali dell'intero suo percorso creativo, campi monocromi l'uno in successione all'altro, capaci di porre in discussione, fino all'ipotesi d'abbandono, le possibilità rappresentative del dipingere [...]. Da questi assunti concettuali di base derivano le serie dei Cementi, dei nastri e degli inchiostri, realizzate fra il 1975 e il 1978. L'artista sceglie di abbandonare il pigmento ad olio, privilegiando i materiali poveri, come il cemento ed il collante, scelti per indagarne il processo di indurimento, agendo su di essi con incisioni di forma e pressione costanti: il risultato è la successione di tracce che tendono alla sparizione, mano a mano che il processo di essiccazione si completa. Attorno al 1977, il segno tracciato sul cemento è sostituito da strisce di stoffa imbevute d'acqua ossigenata (dal potere decolorante), immerse ad intervalli di tempo successivi in un bagno d'inchiostro e successivamente esposte, l'una accanto all'altra, a delineare una mappa del processo creativo. [...] All'inizio degli anni Ottanta, la scelta approda all'osservazione ed al calcolo della capacità della tela di impregnarsi di colore, per contatto o iniezione. Strumenti iniziali sono i pennarelli con punte differenti, che permettono iterazioni narrative verbali legate all'operatività e al tempo. La seconda soluzione adottata è quella dell'iniezione diretta del colore diluito sulla tela. Da qui deriva la serie delle pitture per assorbimento, destinate a venire superate, nel 1983-84, da un altro ciclo di opere formate in modo più articolato, con segni, colori, scritture e gesti accostati e sovrapposti in una sorta di repertorio stratigrafico di interventi. Nello stesso giro di anni, prendono la luce le Cronotopografie (letteralmente scritture di spazio e tempo) formate da una serie di motivi elementari a sequenza – punti, linee, greche, segni, labirinti, spirali e anche scarabocchi – chiamati a saturare un campo. Dalla concentrazione alla rarefazione delle scritture, fra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, Bonamini approda ad opere di grandi dimensioni, sulle quali verificare un'azione variabile: il momento nevralgico avviene ora nell'accorpamento delle singole tele, nella loro disposizione sulla parete, sia nella soluzione della sovrapposizione che in quella dell'adiacenza. É del 1993 l'importante pubblicazione, e la relativa tavola rotonda a Palazzo Forti, Verona, sulle ricerche dell'artista, da allora complessivamente definite Cronotopografie. Come infatti congiuntamente sottolineano i relatori invitati, Caramel, Veca, Miccini e Cortenova, pur nella diversità degli esiti Bonamini mantiene in ogni opera un'analoga identità d'approccio, derivante dalla linea analitico-concettuale degli anni Settanta. Rintracciando e perfezionando l'analisi delle costanti del suo lavoro, sempre teso ad unire il livello empirico con quello teorico e speculativo, la critica chiarisce ulteriormente l'assenza di rimandi metaforici, allusivi e simbolici nella sua opera [...] riconoscendovi invece la priorità del " (...) tempo del fare e del farsi delle materie" [...]. [...] durante gli anni Novanta, l'artista prosegue la sua ricerca sulle Cronotopografie in diverse direzioni: da quelle pittoriche, caratterizzate da una costante tendenza alla semplificazione, agita mediante segni minimali e leggeri, con una tavolozza dove dominano il bianco, il grigio profondo ed il nero; a quelle realizzate con i plexiglas, neutri o colorati, dove le tracce del tempo si traducono in precise sequenze di cicatrici puntiformi e labirintiche, oppure in slabbri e orli combusti; a quelle costruite con la furia dell'azione sui metalli specchianti, dove l'oggetto contundente è metronomo dell'azione reiterata e violenta, fino a far presagire la catarsi, dell'artista sulla materia, mentre la superficie, specchiante e deformante, sempre più coinvolge anche lo spettatore nel processo di consumo del tempo e di esistenza nello spazio. [...] Ilaria Bignotti Molte le mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati, tra cui ricordiamo la tavola rotonda (Giorgio Cortenova, Luciano Caramel, Eugenio Miccini, Alberto Veca) tenutasi nel 1994 presso la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea a Palazzo Forti, Verona con presentazione dell'importante pubblicazione "Eros Bonamini. Cronotopografie 1974-1993". Fin dal 1975 espone più volte alla Galleria Ferrari di Verona, con testi critici di Licisco Magagnato e Anna Maria Sandonà e alla Galleria dello Scudo di Verona con testo critico di Giorgio Cortenova. Partecipa a mostre collettive nel 1981 presso il Castello Sforzesco di Milano e il Centre George Pompidou di Parigi, e nel 1982 presso Galleria d'Arte Moderna Cà Pesaro e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Espone più volte (1987, 1988, 1990, 2002, 2005) in mostre collettive alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti a Verona. Nel 1988 è presente ad "Astratta. Secessioni astratte in Italia dal dopoguerra al 1990" con catalogo a cura di Giorgio Cortenova e Filiberto Menna, mostra itinerante presso: Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, Verona; La Permanente, Milano; Kunsthalle, Darmstadt (Germania). Sempre nel 1988 tiene una mostra personale "Cronotopografie", Mercato del Sale, Milano. Partecipa alla collettiva "I libri d'artista italiani del Novecento" al Museum of Modern Art di New York nel 1992 e al Museo Guggenheim di Venezia nel 1994. Nel 2007 espone in una collettiva a Villa Mazzotti, Chiari (Brescia). Di lui hanno scritto: M. Bertoni, I. Bignotti, L. Caramel, C. Cerritelli, G. Cortenova, E. Crispolti, I. Del Guerra, A. Lugli, L. Magagnato, M. Meneguzzo, F. Menna, P. Nuzzo, L. Panaro, A. M. Sandonà, T. Toniato, A. Veca.

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