Storie di assenza

mostra fotografica di Attilio Pavin

Apuntozeta  
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Comunicato Stampa n.27 del 04/12/2012


Storie di ASSENZA di sguardi, volti e figure

dal 7 dicembre al 6 gennaio 2013


La mostra sarà ospitata nel Piano Nobile di ViArt, nella Sala del Capitolo, prima sede della Biblioteca Bertoliana all’interno del Palazzo del Monte di Pietà e sarà visitabile


dal martedì alla domenica 10:00-12:30 / 14:00-19:00; lunedì chiuso.

INGRESSO LIBERO

Per info: www.viart.it e www.attiliopavin.it




Presso la Sala del Capitolo di ViArt, in concomitanza con la mostra Raffaello verso Picasso, due mostre sul tema dell’assenza di sguardi, volti e figure. Due artisti molto diversi tra loro per tecnica e percorso formativo, ma in grado di paralizzare il fruitore per la forza espressiva dello sguardo inanimato di donne digitali o manichini newyorkesi. Dopo l’esposizione di Daniele Cazzola, direttamente dalla mostra “Fotografie 1970-2010” tenutasi ai Magazzini del Sale di Venezia, Attilio Pavin.


Attilio Pavin Fotografo professionista ed artista contemporaneo Vicentino dal 1972.

Le sue prime sperimentazioni sono "off-camera" fotogrammi e fotografie in cui forme geometriche "pure" e figure umane o legate alla natura, dialogano sui toni dei bianchi e dei grigi, dando origine ad un nuovo spazio, all'interno del quale si muovono le forme, in una sorta di equilibrio tra astrazione e realismo. In seguito approfondisce le possibilità espressive insite nei materiali fotografici; il contatto fisico, reale, con essi gli permette di conoscere la fotografia toccandola e vivendola, iniziando un dialogo giocoso, inteso soprattutto come libertà di interpretazione e di espressione.

Nelle sue produzioni si trovano punti d'incontro con l'Espressionismo, l'Astrattismo e l'Informale. Osservando un'istantanea di New York ci si sente risucchiati da un vortice di colori, suoni e persone che vivono la frenesia di questa città che, tra contrasti e competizione, riesce a rendere arte un semplice manichino in vetrina e, nel contempo, deve specchiarsi quotidianamente con la solitudine, l'impassibilità, l'impersonalità di migliaia di persone che, come dei manichini, corrono e si rincorrono sfiorandosi senza vedersi.

Pavin, si dedica a questa arte con tecniche e linguaggi vari, perché trova sempre in essa un aiuto e un mezzo per “osservare, studiare, provare a comprendere e a conquistare la vita, esprimendo nelle sue immagini segni, colori, riflessioni della sua anima, in una strada sempre aperta all’esperienza del momento” (Attilio Pavin).

L’artista indaga i volti di New York attraverso i “non volti” dei manichini di importanti vetrine della città.

Nasce prepotentemente uno scambio continuo di ruoli tra manichini e uomini. La grandiosità della metropoli giunge a schiacciare l’individuo cosciente della sua piccolezza.

I manichini, privi di anima, assorbono le emozioni degli uomini e, come guerrieri fatti di luce, con fierezza ne trasmettono l’intensità facendosi al contempo portavoce dell’umana fragilità, più accettabile dall’uomo.

I manichini escono prepotentemente dal nero dello sfondo e con fierezza si impongono al nostro sguardo; dalla loro bianca superbia emerge la necessità di comunicare: ognuno cerca l’altro affannosamente ma gli sguardi non riescono a incontrarsi.

Le persone si sfiorano senza riuscire a toccarsi, si guardano senza riuscire a vedersi, consapevoli e timorose della loro “comune solitudine”.

La tecnica del bianco e nero, a forti contrasti di luce, evidenzia le forme salienti e i volti indefiniti, privi di individualità, dagli occhi vuoti.


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