Schio, Palazzo Fogazzaro, 2006

Transpaesaggi

 

Presentazione



Le righe che seguono vogliono essere un invito al "dialogo " tra il pubblico e le opere di questa mostra: una trentina di fotomontaggi digitali tutti dello stesso formato, 60x90, realizzati nell´arco di tre anni tra il 2003 e il 2005 e ordinati da Giobatta Meneguzzo in quattro gruppi e in quattro stanze (come i punti cardinali o le direttrici dello spazio ?).
Sono stati realizzati accostando tra loro, secondo rigorose strutture compositive, foto di paesaggi domestici, frammenti di figure mitologiche ricavate da riproduzioni di opere antiche, e frammenti di testi poetici e letterari. Il tema trattato, suggerito dal titolo - TRANS PAESAGGI - è sviluppato attraverso differenti interpretazioni di un medesimo soggetto , apparso nella tradizione della storia dell´arte occidentale moderna a partire da una data e da un luogo precisi: 1521, Venezia. Marcantonio Michiel, nel corso dell´inventario dei beni di casa Vendramin, segnalava allora un " paesetto in tela, con la cingana (zingara) e soldato". Si trattava del celebre quadro La tempesta, di Giorgione da Castelfranco, dove il "vero" soggetto non è l´agire umano, ma, appunto, il paesetto- paesaggio con tutto il suo carico enigmatico di metafore, di miti e di simboli. (Per questo forse, nei paesaggi di Gianpaolo Lucato transitano cosÌ spesso frammenti di quadri di Giorgione ? ). Soggetto preferito tanto dai grandi maestri quanto dai principianti, il paesaggio è da allora testimone costante del nostro modo di rapportarci con la natura e rispecchia non tanto la natura stessa, quanto la qualità della nostra relazione con essa. Come possiamo osservare, le relazioni evocate da ciascuna di queste composizioni si rivelano ora conflittuali ora armoniche, fatte talora di somiglianze e assonanze, oppure di contrasti e contrapposizioni, rispecchiando comunque sempre stati dell´anima e mettendoli in scena come materializzazioni di pulsioni profonde. Con queste opere Giampaolo Lucato ci porta ad assumere un atteggiamento meditativo: il mistero dietro il luogo comune rivela in veritá i rapporti profondi tra forma naturale e cultura umana. Queste visioni digitali, cosÌ lontane dalla tradizione fotografica del documento e cosÌ vicine alle sperimentazioni dell´avanguardia surrealista, non sono né analitiche, né oggettive, ma assolutamente soggettive, romantiche, visionarie, mistiche, capaci di rivelare come paesaggio e memoria sia binomio altrettanto inseparabile quanto uomo e natura.

Alessandra Menegotto


"se tutta la storia del paesaggio nel mondo occidentale è davvero soltanto una folle corsa verso un universo governato dalle leggi della meccanica, libero dalle implicazioni di mito, metafora, allegoria; un universo dove la misura, non giá la memoria, è arbitro assoluto di valore, dove il nostro ingegno la nostra rovina, allora davvero non c´è scampo al meccanismo dell´autodistruzione."

[da Simon Schama, Paesaggio e memoria, 1995]

JAlbum 7.3