Letture 2011

Senofonte: Anabasi

 
Index del.icio.us


L’Anabasi come scrittura d’arte

a cura di Enzo Ravenna







«...e attorno a Ciro rimangono pochissimi uomini, gli amici intimi, i commensali.

Mentre è con essi, improvvisamente vede a poca
distanza il re, circondato dal suo stato maggiore; non frappone un istante, e gridando "eccolo!" gli si scaglia addosso, lo colpisce al petto, e lo ferisce trapassandogli la corazza....nel momento in cui Ciro ferisce il re, un soldato persiano gli vibra un forte colpo di giavellotto sotto un occhio...

Così è morto Ciro.»



Critici antichi e moderni lettori degli scritti senofontei concordano nel sentirvi la mano maestra di un poligrafo di classe: scorrevolezza di forme, equilibrati ritmi del narrare, proprietà ed eleganza di parole. Le doti, insomma, di uno scrittore che non accende entusiasmi, ma ha il dono squisito di farsi leggere, Il conoscitore della lingua greca ne ammira la costruttiva sapienza del frasario, il periodo che scorre regolare, senza aggressioni o sorprese, come un respiro, o un battito di cuore, riflessivo e controllato. Senofonte non conosce gli scheggiati bagliori tucididei, la sintassi acuminata che contorce gli schemi della convenzione, si cadenza sugli sforzi, sulle tensioni della mente che penetra, smonta, decifra il fatto reale. La prosa di Senofonte registra e documenta le superfici degli eventi: qualcuno l’ha paragonata a un chiaro specchio. Infatti ha il fascino dei profili puliti: nessuna sbavatura, non c’è retorica....


Sfuggente protagonista, Ciro conserva i tratti dell’eroe tragico. Ha in sé il demone del potere, s’avventa come Polinice eschileo contro il fratello detentore del trono. L’ambizione gli deforma tragicamente i contorni della realtà. Splendidamente teatrale è la descrizione della scelta assurda di Ciro: prima, dell' aggressione a un' armata dieci volte più potente della sua, poi dello scatto d’odio solitario e suicida contro Artaserse barricato in un nugolo di fedelissimi.


JAlbum 7.3