letture 2011

Amarore

 
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Fin da un primo sguardo ai versi di Alessandro Ghignoli si avverte in essi il vibrare della voce del traduttore, del lettore, di chi non si rifà a un solo preciso modello o a una sola tradizione localizzata, bensì dimostra di trovarsi alla confluenza di diversi influssi; flussi linguistici e di pensiero che scorrono e s’intersecano, s’incontrano e scontrano e contaminano a vicenda. Leggendo Amarore si ha l’impressione di un movimento che cambia di continuo in velocità e direzione, aggiomerando, ri-modellando ciò che trova sulla sua strada. Quella di Ghignoli è la poesia di un viaggiatore, di un Wanderer, non soltanto di territori geografici ed estensioni cronologiche, bensì anche degli spazi invisibili e sempre sorprendenti dell’anima, che si dilatano ad accogliere la percezione per restituirla alterata dal filtro di una soggettività individuale e composita al contempo, che vi si muove a tentoni, conoscendo. La poesia di Ghignoli “gioca” con la parola, sfrutta le molteplici potenzialità del linguaggio, che si modella sul senso, lo avvolge, e svolge. Non si tratta però di una ricerca compiaciuta di artificiosità o preziosità linguistiche, quanto piuttosto di una quasi ironica e disincantata presa di distanza dalla lingua poetica nel momento stesso in cui si cerca di piegarla alle esigenze della propria intenzione espressiva.E anche laddove si affaccino nei versi il latino e la lingua colta, espressioni auliche, desuete o letterarie, vengono subito riassorbiti nel flusso di un discorso colloquiale, contemporaneo. Non è dunque tanto la lingua a cercare di nobilitare la realtà, quanto piuttosto la realtà a “corrompere” e impregnare la lingua della tradizione per lasciarsi dire.

Chiara De Luca



Alessandro Ghignoli è nato a Pesaro il 19/12/1967. Ha pubblicato di poesia La prossima impronta (Gazebo, Firenze, 1999) e Fabulosi parlari (ibid., 2006), di prosa Silenzio rosso (Via del Vento, Pistoia, 2003). Tra i lavori critici ricordiamo: La notte dell’assedio. Quattro poeti spagnoli contemporanei (Orizzonti Meridionali, Cosenza, 2005) e Un dialogo transpoético. Confluencias entre poesia española e italiana (1939-1989) (Academia del Hispanismo, Vigo, 2009). Ha curato e tradotto numerose edizioni di poeti spagnoli, ispanoamericani e portoghesi all’italiano, fra cui Federico Garcia Lorca,José Hierro, Lùis Garda Montero, Juana Castro, Hugo Mujica, Camilo Pessanha. Codirige i “Quaderni di poesia europea” (Orizzonti Meridionali, Cosenza); ha fondato e diretto la pubblicazione “Osservazioni” (Madrid, 2001-2002) ed è redattore della rivista “L’area di Broca” (Firenze). Collabora con saggi e traduzioni a diverse pubblicazioni italiane e straniere (“Anterem”, “Atelier”, “Capoverso”, “Extramuros”, “Lecturas : Imagenes”, “Ostragehege”, “Poesia”, “Semicerchio”, “Testo a Fronte”, “Trivio”, ecc.) Suoi scritti sono stati tradotti in polacco, spagnolo e tedesco.

Amarore ha vinto la XXIV Edizione del Premio Montano, sezione Raccolta Edita.







Su gentile concessione dell' autore pubblichiamo da Amarore le seguenti poesie:




da Predicamento di me



quarta descrizione



su questo corpo assente e sosia

usato a volte in trasparenza

nella nudità lasciato durare

a tutto 'l mio vivente la follia

si accompagna al rifiuto

al tutto visto sullo scorrere

d’uno sguardo non più oltre

dacché l’abbaglio mi rimase




quinta descrizione



nell’andatura di un incerto me

da dove vedrò l’altra riva

da questo circolo segnato

con le dita del leggitore

accarezzando nel forse la corsa

su di una trappola racchiuso

al dolere alla fame del fuoco

a questo mettermi in divieto

penso così duramente al peso

dei passi dentro le distanze




da Tristizia



6



è inutile insistere persistere

su un argomento oramai chiuso

già dettato al passato al remoto

andato alla forma di una salvezza

che fatica e affatica alla ragione

ché non c’è valore più alto che accettare

il temuto sentore dell’inaccettabile

della visione del presente

del brevemente seguire qui




7



non so se so farcela

a rinunciare al desistere dell’esistere

all’astenermi di un pensiero tuo

di un tuo abbandono di esso

mi nego il dipoi e guardo verso lo cielo

a inveire contro i destini contro

mentre li occhi miei piangeano di vere lagrime

m’annego nel ricordo sotto lo oscuro

e senza colore sotto il peso denso dell’aria

nel diniego di un dopo da avvenire





da Amaritudine



evento 1


in principio innonda lo meo penare

ne i frammenti de la mente

per terre de campagna de cittade

per i cammini vie percorsi o andari

nessuna posa alcuna ma solo gente

con il suo dire ridere e ridire quasi niente

dove l’ombra è somma di persona

in un null’altro evento in girarsi di giorni

quando cosa è cosa e allora e intanto

in continuo stare in continuo



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