Letture proposte nel 2007

Questo_Transito_d_anni

 
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Talento di vertice della sua generazione (probabilmente ne esprime la voce poetica più fine e composita ) , Simone Zafferani , nato a Terni nel 1972 , è alla sua prima "opera prima". Vive a Roma ,dove si è laureato in Lettere Moderne .Ha pubblicato saggi su Amelia Rosselli e Anna Cascella. Ha collaborato con alcune recensioni all´annuario "Poesia 98" . Alcune sue poesie sono apparse nelle riviste "Wimbledon" , "Storie" , "Smerilliana".



Su gentile concessione dell'autore riportiamo alcune poesie:

II



siamo lo zenit e il nadir di un tempo incerto,

fatto di ciottoli radi e sabbia e una barca di sospiri,

canti e anima, fiera fantasia di naviganti, fatica di chi ebbe

sete di altrove.



Se accosti l’orecchio puoi forse sentire nel legno

l’eco degli oracolanti,

il tribolío .



Una notte lunga come la creazione è il mio transito segreto stanotte.

Fatti conchiglia e soffia per me domani.

Di' alle nuvole di aprirmi un varco.



Voci di millenni salgono alle corde

di questa mistica dell’errare, di questo errore prevedibile.

Crepita la sponda alta e uno spiffero impedisce il sonno.



Macchie di sole avanzano a ricordare

come sarà il transito, quale azzurro possibile raggiungeremo

quale abisso o bonaccia del cuore ci è destinata,

dove dovremo fermarci in contrordine

e tessere il telo limpido del mare.




IV



il mare ci lambisce per la prima volta. Come da secoli di rovine

cautamente l’onda indugia a ritrovare

la perduta abitudine di amare la terra.

sgretola se stessa nel mormorio e crede che ancora potrà

provvisoriamente circuire cio che trova.

Disegna allora geometrie incomprensibili come spanne

[destinate a un proprio

esaurimento interno.

Una fisica dell’amare mette in campo

forze che dovranno equilibrarsi

il portato dell’acqua

nel tutto vuoto della conchiglia,

un trattenuto a perdere

una proterva carità.



In questo ondoso contuappunto stiamo io e te, presi

come nell’atto di pronunciare

l’avvento di ossi e coralli che ci dovra avvolgere

pericoloso esito dell’attesa.




V




la cosa più difficile per la madreperla

è affiorare. Esita perché deve

tornare a somigliarsi e per far questo deve assottigliarsi

dirompere in eccesso non le è dato, né comporsi

nell’argine della brezza presto costretta all’esalazione.


Certo preferirebbe divagare, scoprire lentamente

come fare a rilucere in potenza, dimezzare.


Ecco allora che fluttua.

fluttua, si tiene lontana dall' estensione e dall’abbraccio,

compone internamente un mosaico di ragioni, trame vegetali

utili a rimandare, affabulare, misurare

l' esatto tempo necessario al sole per riscaldare

la superficie accessibile del miraggio.




VIII


la medusa vuole solo sfiorare,

lasciare il segno e non dover

prendere. La mente vuole invece fermarsi

costruire sull’acqua, perdurare ciò che la scia fa solo

intravedere.


Un bianco sottomarino di luce inopinatamente attrae il sole,

rifrange, insiste nello sviare e si fa tormento,

inquietudine ottica e pressione che di certo

non potrà durare.


Ma se il tempo si ferma

se la storia ha i suoi anditi, i recessi

se chi prese il largo pensò che avrebbe avuto pause,

esitazioni, e voglia di tornare, allora

curare la ferita

lenire

non sarà impossibile

il rossore dell’utopia dura per poco e resta sotto pelle e se brucia ricorda dove si volle andare.


(oggi conservo



una foto dove tu guardi altrove;

una timidezza d' occasione o una limpidissima

barriera corallina all' obiettivo

al progetto del naufrago)

JAlbum 7.3