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anno 2015















Roberto Cogo




POESIE DELL’INEFFABILE



25 gennaio 2010

ore 18.46







cronaca di un principio




will venne alla luce dopo lungo travaglio e inenarrabile pena—sembrava non volesse saperne di uscire—ogni spinta in avanti corrispose a uno scivolare indietro nel buio caldo della tana


ho colto la disperazione negli occhi di giovanna—ho visto la sua tenacia fluire in ondate d’inattesa energia


l’ho visto dimenarsi incantato in un vuoto livido di luce bianco-violacea—in aria sotto i riflettori tra le mani inguantate della levatrice—l’ho visto gettarsi in un messaggio di vita che si rinnova nonostante tutto


poi la mano ferma della natura a levare segnali di forza a calare il suo asso di sfida—un lampo di luce attraverso lo spazio oscuro della sala—qualcosa che pulsa e freme immobile nel sudario dell’aria


ho inteso lacrime di gioia mista a sofferenza fondersi col sangue colare sul pavimento lustro—gli sguardi inebetiti i sorrisi stravolti—cori di voci soffuse librarsi nell’atmosfera rotta da sospiri e fiati


poi la potenza di un cielo inaspettato il suo mistero vagante per il cosmo—la grande madre seduta a gambe incrociate in fondo al tunnel di luce come una mirabile buddha—un accenno di sorriso sulle labbra l’enigma al di sopra di ogni parola detta o pensata


ho scorto l’immagine senza risposta—la luce senza una fonte—il cammino senza una strada—il cielo senza una terra—il fondo senza un principio— nuvole immense di vapori e diluvi—salti nel buio di menti febbrili volgersi direttamente al centro—il centro disperdersi in altri innumerevoli centri


ho intravisto la risposta del cosmo all’agire malvagio dell’uomo—furore e distruzione scesi dall’alto a far girare la ruota


will raggrinzito e sporco storse il viso per emettere un primo vagito—non più costretto—non più immerso—non più al sicuro e al caldo—inerme nel freddo pericolo del mondo


will disperato a contatto dell’aria emise un grido—il grido che riassume lo smarrimento dell’uscita e del distacco—tutto l’inamovibile dilemma dello stare qui adesso




le donne


le donne sanno cose sconosciute agli uomini

sul soffrire


le donne non dicono quello che sanno—sanno

che gli uomini non possono saperlo


le donne conservano quello che sanno—

lo arricchiscono col loro silenzio


gli uomini sognano di saperne sul soffrire—

ma sbagliano e confondono le cose


gli uomini non sanno—non accettano la loro

assenza di sapere—non sanno tacere





will nel giorno della memoria (27.01.2010)


will fu il segnale di nuove vite

fu l’immenso che si scatena dentro il sole

acerbo dei nostri orizzonti —


l’ho visto prorompere in un pianto

sedato soltanto da un giro veloce di culla


will ebbe a dire una preghiera appena uscito

per tutti quelli ancora stretti nei rifugi


o abbandonati alle rovine della storia —

ho visto le sue mani stringere l’aria

palpare l’immenso vuoto che ci circonda


will guarda in quel vuoto

tra bagliori di fiamma e veri angeli velati d’oro


per un attimo sorride

poi mette il cruccio e si gonfia paonazzo


will vuole un altro giro di culla

la danza del grembo e il moto del piede —

vuole già ora senza conoscere nulla


solo astri amniotici di universi galleggianti

solo suoni attutiti in qualche brusco risveglio


will agita un piede e se la spassa —

come la rana vuole il salto nello stagno antico

nel folto del bosco incantato


già dimentico di un penoso abbandono

del suo primo ovattato rifugio


will adesso è il segnale — isola nel mare immenso

dispersa tra le mille e mille


che l’onda senza fine tra loro tiene unite

che il gabbiano solitario viene a turno a visitare


will adesso è il segnale e il risveglio






il matrimonio del cielo e della terra william blake


tornando a casa s’incontrano montagne—

pensieri velati di candida neve si sciolgono al sole

rientrando nel grande grembo


carta igienica—lines notte idea—pannolini zero mesi

ragadi al seno?!


procedendo incontro al sole la mano ferma sul volante—

in assoluta calma si fissa nell’immagine

fondendosi in un unico dilatato istante


...così l’uomo si scordò che tutte le divinità risiedono

nel cuore umano...


will intanto corre incontro alla montagna—un nibbio

nel campo malato di gelo notturno

fa lo spirito santo poi piomba sulla preda


ogni essere nuovo si nutre quasi di niente

proietta la sua tenera ombra allungandosi nel tramonto


will—il nibbio—la montagna muniti di saggezza

meditazioni cresciute nei cerchi di luce

immobili al fiorire della luna di gennaio


un volto perso nell’espressione sognante

un pallido riflesso tra i vapori sul finestrino...


nel giro del sole sulla terra si svolge la nostra danza—

nel favore dei raggi di luna s’accresce il contatto

con le cose nuove di questo e altri mondi


...thus men forgot that all deities reside

in the human breast



piccola riflessione blakiana nel tardo pomeriggio


the man who never alters his opinion

is like standing water, and breeds

reptiles of the mind


william blake


senza mai alterare in forma o colore—cosa mai può essere il cielo se non

spazio vuoto di miseria e degrado—cosa il riposo senza le stagioni delle

nubi sugli specchi in acque limpide—a punteggiare il verdazzurro di alte

impettite conifere—qui come in selve nere nel sud della germania cosa

mai può essere?


perché anche il fiume nel suo immenso fluire varia il proprio corso come

fa il minuscolo torrente a ridosso dei monti—allarga nelle valli tra asperità

e mille alture dei millenni—nei milioni di anni muta e trasforma l’aspetto

delle cose del mondo—così come desidera il tempo


tempo sovrano in ogni luogo—ogni essere e ognuno a lisciarsi o

incresparsi le penne o le piume o la pelle in mille lineamenti di rughe o

squame o altro—dita con unghie animali con piante a definire svolte senza

opporre resistenze—l’umore pacifico di chi altera e va insieme alterando


sarà una lingua attenta a separare le acque storte nel pensiero—mobili

superfici ambrate di nuovi canti e preghiere—una lingua intenta a nutrire

farfalle—l’azione leggiadra rivolta all’essenza delle cose—alla loro

mutevole presenza





arti nudi di neonato


i pensieri scrocchiano in bocca—sedano fragrante

liquirizia inaspettata—vengono dal mare

i pensieri che agitano mani come arti nudi di neonato—


nella culla di vimini intrecciato dal tempo

ogni fiato fa vibrare le corde all’aria dorata intorno

filtrando senza posa in un nuovo giorno finalmente bello—


così resisto al troppo parlarne usando qualche appunto

in silenzio intessendolo alle nubi sfatte

nella gloria sfibrata del tramonto





angelo della realtà


brevi spaesati risvegli come d’infante in culla invaso da suoni e luci—

ombre fugaci a scorrere sulle palpebre abbassate o semichiuse—fantasmi

di un mondo passato verso mondi ancora a venire


calano i silenzi improvvisi sugli sguardi benevoli del mondo—fuori dove

resiste un’immagine la terra pare un dato concreto—mai così prossima a

celare un trillo di merlo all’angolo del tetto


l’attimo è del tutto immaginario—il mondo si capovolge nel suo stesso

splendore—s’armonizza nel tempo con la veglia e il sonno—la realtà è

nello sforzo stesso di non farsi inghiottire dall’imbuto


la tua piccola presenza è ormai parte del giorno radioso—così come il

silenzio è un volo nella notte—l’assenza è un desiderio di luce sul tuo

volto—will adesso sogna e sorride






un rampichino


will fissa gli alberi a bocca aperta

parla con le foglie e i rami

vede sorrisi improvvisati di nubi nei silenzi del cielo


naviga con lo sguardo offuscato in lontananza

ride grandi risate di meraviglia


non immagina—vive un vero mondo immaginario

guarda il lato oscuro delle foglie—vede dal basso

lo slancio verso il cielo più alto


le più alte sfere sono rondini

sagome nere di volatili come sorrisi sui volti

di madri enormi—curve di capezzoli fior-di-latte


will vive nel calore del contatto

manina e corpo intrisi d’aria—pappo in caduta dal cielo

un ristoro di voce fusa in un sorriso


s’impregna di suoni di versi di grilli

agita mani e piedi ne acchiappa in sogno i fantasmi


will vive il presente—l’evento presente a se stesso

cosa immagine pensiero allo stato nascente—

will coincide col suo mondo





will osserva e medita


lascia le cose così come sono—non intervenire

vedi ogni essere scivolare nell’ombra


trai gusto e sollievo da piante e animali—

alla ricerca di luogo e tempo


il tentativo di educare e domare risulta goffo

segnala fanatismo e presunzione


il mondo si veste e si sveste di continuo

affronta il cielo sotto le nubi mai stanche—


ogni altro tentativo sbiadisce impattando

contro lo schermo verde del bosco—


sprofonda nel pensiero di ogni albero

a bocca aperta—affronta la tua foresta


perché ignota perché vera





will medita e osserva


perché l’approccio è violenza?

perché imporre presenza e dominio all’acqua?

i massi sono presenti esigono il rispetto del silenzio



uno spirito gentile si riversa nelle cose tutte——

riconosci il piccolo dettaglio del tuo universo

un nuoto dolce e delicato



non stordire l’acqua coi tuoi tuffi

stai dentro senza infrangere il silenzio della pietra

quando tutto intorno vive e respira






will nella valle


questi ragazzi delle valli usi ai torrenti dalle gelide acque

questi esseri dal fondo gentile attenti a scegliere i luoghi del fresco

questi giovani cuori e menti dai muscoli pulsanti


un giorno sveleranno il profondo incanto del loro mondo

a due passi da casa sotto il ponte antico più volte ricostruito


muoiono adesso per i tuffi dall’alto nelle acque verdi

per le sfide e il trambusto nel sole che scotta


torneranno per un nuoto lento nel silenzio gelido del flusso

per provarne il gusto insaporito dal sasso sulle labbra sul palato

scoprendo infine la fattezza gioiosa del loro piccolo mondo


finirà nella sabbia argentea del fondo lo spirito di possesso

tra i sassi e le melme a riva la sete di conquista e sfida

ogni gesto sarà nuovo senza violenza non figlia del timore


tu cosa sarai mai—mio will nella valle—mio piccolo cuore?




will al monte novegno


il cambiamento è maggiore dove la luce muta all’improvviso

sul tetto delle cose dove la nebbia risale il fianco

un dirupo si protende librandosi oltre il confine del cielo


emergono coi sogni le marmotte fischiando dalle buie tane

scavate tra le rocce—segnalano un alterno di nebbia e sole

un accumulo di nubi trascinate in folli risalite


la termica dirà dell’accenno di temporale nei tuoi occhi


... ... ... ... ...


nubi scomposte in un taglio di luce trasversale

il verde silenzio delle vallate tra mutevoli ombre—come se

fosse possibile un altro mondo tra reale e immaginario


uno scorrere lento di bianche morbide idee appena sfumate

di grigio al sottopancia—lo schermo del tuo sorriso

acceso di vivido azzurro—chroma key del nostro desiderio





gelo della mezzanotte s. t. coleridge


al risveglio dai suoi brevi sonnellini

con un vivo occhio di interesse rivolto alle cose


serio assorto contemplativo con solo qualche lieve

accenno di sorriso subito spezzato


da un rimescolio continuo di realtà

frammista al durevole sogno nello scuotersi franto


da un armeggiare ininterrotto di cose contro cose

contro fantasmi di idee e sensazioni


la fedele aderenza alla verità della natura—come

una favilla nel gelo della mezzanotte



a willing suspension of disbelief w. wordsworth


il tuo sorriso sdentato non pensa e non vuole

il tuo sorriso sdentato è il mare turchese che batte sugli scogli

un granchio impaurito trova rifugio tra i detriti


vola sul mare tra schiume salate il tuo sorriso d’onda

afferra le ali al gabbiano in volo radente s’impenna nell’azzurro


in attesa di cogliere enormi massi di granito

butterati dall’invisibile vento continui a non voler capire

a ritrarti felice in un sorriso sdentato




la poesia


la poesia esplode quand’è il tempo

lascia una scia calda dopo il soffio del maestrale

come scirocco accarezza le forme o le sfianca


la poesia corre e inciampa lungo un litorale di sabbia

affronta una tagliente roccia

con fiotti improvvisi riaffiora e confonde le acque


scorre tra le gelide crepe nel buio delle falde

impregna risorgive assorbendo preziosa infiltrazione

ricompare lentamente alimentata dalle scorie


la poesia rumina detriti ed erosioni

che il tempo insuffla con cristallo e trasparenza






santa maria in valle (29/08/2010)


i compleanni sono tutti uguali

si finisce seduti a giocare a carte——


will finalmente addormentato

con orecchie di sonno ad ascoltare

il fluire quieto della sorgente cristallina——


finisce il giorno delle nubi furiose

del sole accecante tra uno spiraglio e l’altro

di un riflesso d’acqua che apre il cuore——


tu mediti un cenno al centro della quiete

come per calvino fattosi padre oltre i quaranta


tu risolvi con fiducia il problema——

lo tramuti in senso di pienezza e completezza

nella gioia inaspettata del divertimento





will-i-am


a giocare a perder tempo a smontare e rimontare

puzzle di pensieri azioni e parole

sul pavimento multicolore


attento alle sue cadute

sollecito alle richieste ai suoi richiami d’attenzione


a seguire le sue fasi sempre nuove

a eseguire le sue esigenze

divertendomi inaspettatamente




morgnaga (26.09.10) giovanni borriero


il lago la sorgente l’attimo il barlume


trasforma l’evento trascolora la luce

dentro le cose sopra le case i tetti le strade

come vapore stilla dai rami si fa assorbire dalle foglie

dall’erba dove la terra s’impregna rilasciando umori impronte


nel viaggio verso la limpidezza nel viaggio verso la sorgente

dopo il viaggio nel torbido delle esperienze

nell’attimo nel lago nel barlume

rimanere






un anno di vita


il mondo


nel granello di sabbia

l’universo

nella particella di polvere


la simmetria e l’ordine

costruzioni della mente

la natura non li prevede

occorre accettarlo




willy the kid


ha delle strane mattine

se ne resta in sella al suo cavallino di legno

si guarda intorno stupito emettendo suoni e vaghe cantilene


come un indiano in orazione vede quello che ci sfugge

gli volano intorno i paesaggi

fantasmi gli stringono le mani


ha delle strane mattine

in cui rivive il quieto movimento delle cose

ogni possibile presenza oltre il vago mormorio della mente


ama il fluido misterioso che attraversa l’esistente





esperimenti di volo (21.04.11)


li vedi venir giù a spezzacollo

decisi come te a provare le loro minuscole ali

li vedi temerari avvolti da un piumaggio incerto


saltellare di ramo in ramo


anche un germoglio è in grado di sorreggere

quel peso di farfalla placandogli la fame

una goccia di rugiada ogni mattino può bastare


per un giorno intero e oltre ancora


li vedi posarsi sull’erba dopo un volo sbilenco

lisciarsi le piume ignari del rischio

quando i gatti stanno in disparte


dopo la pioggia notturna nel parco cittadino

nel vapore sospeso che avvolge tutto quanto

sono solo esperimenti di volo


invisibili esempi per neonati silenzi


la terra il cielo il ramo l’erba in un solo tempo

un’incessante primavera dell’istinto

esperimenti di volo per un futuro illusorio


sempre oltremisura presente



will dalla oma


il sole filtra dalle tapparelle

dalla sua culla il mio bambino sorride


si disperde il momento qui a friburgo

la famiglia è di nuovo riunita


il mio bambino-sole irradia la stanza

del nonno mai conosciuto


mio padre






una semplice presenza


tenti una poesia compatta

roccia o prato senza alcun orpello


volo preciso di rapace tra visione e ricerca

sei più che determinato


selezioni pochi resti come sassi quelli giusti

dal greto del torrente sottocasa


poi nel tagliamento in astico o in isonzo

sei insieme roccia e prato


niente che non appartenga a te stesso

niente più che una semplice presenza





in compagnia di massi e ruscelli


Ma io — perché i miei gusti sono così strani?
Amo la compagnia di massi e
ruscelli.
Li Hui

si tratta di canticchiare ancora una volta

una qualche melodia senza appiglio

ma libera nell’aria della mente


come in un cielo abbandonato dalle nuvole


si tratta di sciogliere energie

come foglie inibite nelle gemme

con spontanea partecipazione aderendo


al karma errabondo tra i sentieri nei boschi




al risveglio (24.04.11)


ragnatele d’acqua a fluire su rocce e massi

immagini dipinte si svolgono sotto gli occhi

al risveglio


si condensano foreste fiumi montagne

in un sogno senza alcun peso

ricalcando i segni impressi sul corpo della terra


t’immergi nel flusso senza fine del mutamento

senza alcun rimorso

senza timore





neanche un pensiero interessante (Trieben, 12.07.11)


non posso credere alle mie gambe

mentre m’inerpico lungo il fianco franoso del monte

muscoli vibrano al passaggio dell’aria


come penne e piume di rapace nel riflesso del sole


scintillano i tetti nel fondovalle scendendo al paese

lungo la strada vecchia

al ritmo sicuro dei miei passi nell’ombra degli abeti


will s’addormenta sulle mie spalle

tutto tace





orizzonti di luce


forre profonde a metà tra il sonno e la veglia

in principio fu un sogno la parola


nei fiumi nei laghi nel mare negli anfratti

dove l’acqua risucchia la luce


la scrittura fu un turbine improvviso di spruzzi

immagine in piscine di roccia


pietre levigate da millenni di cadute

scivolamenti affinatisi in nascite e rinascite


io e will ce ne usciamo in una nuova estate

nella luce del sole declinante


spendendo un altro giorno a riconsiderare

un più ampio orizzonte





orizzonti di pietra


poi gli orizzonti chiusi da muri di pietra

indefessi


tu che mi sorridi sdentato


lasciate entrare la luce

non fate calare le ombre della notte

sul giorno radioso di salute


tu che mi sbavi sulla spalla


siamo alla ricerca di orizzonti

vaste aperture intrise di silenzio

oltre il muro


tra luce e ombra gli eterni viaggiatori

indefessi


tu che sorridi e sbavi





a scerne di pineto (05.08.2011)


il cecio scopre libero il mare

il battito delle onde sulla pelle

la pressione dei sassi arrotondati dalle maree

contro la pianta dei suoi piccoli piedi


il cecio piange quando si deve ripartire——

vuole solo restare


onde come mobili montagne

dal suo punto d’osservazione rivolto all’orizzonte

nel guizzo scintillante di un pesce

nella traccia spumosa del gabbiano al galleggio


tutte le paure sotto la superficie

tutto il silenzio nella volta celeste

mortali striature grigiastre a definire i contorni

le linee e i punti di svolta


il cecio scopre il libero mare e piange——

vuole solo restare




will è creatura d’acqua (10.08.2011)


due giorni di scirocco e levante

poi immersioni e nuotate nella trasparenza

dell’adriatico pugliese


tra gli scogli butterati come carbone d’infanzia

le acque gelide dei fiumi sotterranei

scivolano in mare di nascosto


will è creatura d’acqua

non disdegna mai un’immersione

se lasciato a se stesso galleggia mulinando


will non va a fondo

sguazza indifferente in acque gelide di ruscelli

in laghi acquitrinosi o nei canali


il mare è per will irrefrenabile attrazione

l’incanto di un miraggio

un pezzo di cielo piombato sulla terra





ai marmi


mari e spiagge senza limiti dove will curioso si muove svelto come un

furetto——l’entusiasmo è ricerca di un contatto——comunica meraviglie

questo figlio delle acque nato sotto le montagne


ora rotola galleggiando come una lontra——non inghiotte l’acqua——

nessun segnale di pericolo——il timore è solo delle apprensive mamme

inorridite sotto l’ombrellone——will le guarda e ride




fasano 1


arriva vento ed è tutto uno sbattere

un volare di foglie secche di tuja in giardino——



qui il giro dei venti dispone ogni condotta



scirocco e niente si muove o si dà pace

maestrale e si riprende a ragionare



fasano 2


spruzzi bianchi d’onde salmastre

infrantesi contro la scogliera


il mare oggi tossisce e sputa

raglia la propria ostinata misura




questo platano


questo platano ci ha osservati da bambini


questo cielo ha rischiarato la tua fronte ancora liscia

ci hanno rapito i rami

ci hanno spinto le nubi


questa quiete avrà il sopravvento sulle tue lacrime

sotto questo platano il mondo dovrà mutare


... ... ... ... ...

aria di montagna su questi fogli su questo taccuino

la torre tace con le sue pietre di vento


che non smette di soffiare


che muove il sole e la luce

il viaggiare di sempre contro l’asfissia del permanere

quattro passi tra le foglie morte due cornacchie


... ... ... ... ...

questo il taccuino dei due anni

questa la tua ombra la tua luce



in volo col cecio (30.12.2011)


primo volo col cecio

ancora non sa il cecio

ora dorme il cecio

un po’ ossessivo il cecio

ma resistente il cecio


gioca fino a tardi il cecio

mangia e beve il cecio

piace a tutti il cecio

è bello il cecio


è figlio dell’amore il cecio

è nostro e unico il cecio

vola senza timori il cecio


ha solo due anni il cecio

ha migliaia di km il cecio


ora sogna e sorride il cecio




monte summano


in vetta al monte summano——

quanto ti ho guardato

quanto mi hai guardato


tu sei me—io sono te





trisc.poesiedamore.world



Era irritata con lui per quel suo modo di cambiare ogni cosa in parole.

Quanto odiava le parole che sempre si mettevano fra lei e la vita —

parole e frasi bell’e fatte che succhiavano il succo vitale delle cose vive.”


D.H. Lawrence



* (05.02.08)

la quiete della montagna—il movimento dell’acqua

tutta l’oscillazione dell’universo

in un sentiero che s’inerpica e scende

ripetendo—ripetendosi nel ritmo


il sentiero delle creste del summano

l’insondabile follia

in dispersione nel serpeggio del tempo


soli

dentro un filo bianco di sassi

tra l’erba ingiallita

nella pressione delle intemperie


soli

nella presa a terra e nel passo leggero

con le mille e mille vite dirette al punto focale

nel marchingegno della destinazione



* (haiku della cresta)

ciuffolotto sul ramo

saltella rapido e becchetta—

fluisce una nuvola




*


transitoria quiete nel movimento—paesaggio che trasforma...


sale il suono attutito dalla valle—là dove mai si dorme

dove si suppone di esser svegli sempre


ma non è reale—nulla è reale—qui e adesso è reale




*


questo tramonto dinanzi ai nostri occhi

pare proprio l’espressione massima dell’artista supremo—

...era solo un mistico pensierino, vero?





    * (06.02.08)

ecco, una parte è nella nebbia adesso

si nasconde tra i rami secchi del pino mugo nano—

da lì saluta e corre incontro al gelo


solo un abbaglio in forma di nuvola?




    * (10.02.08)

che cosa adesso? che cosa ancora? stare a letto a sentire la morte

addosso che si sfrega contro il corpo—il tremore dentro che non fa

circolare il sonno e tiene desta la paura—la paura...




    * (23.05.08)

una paura che inghiotte

le forze


le poche forze rimaste

un terrore


come di daino

illuminato dai fari dell’auto

nel cuore della notte


la poesia come un fluire

inaspettato come l’amore


tutto quello che s’imprime e resta

tutto quello che vuole uscire





*


sarà ancora luce a fendere le ombre del prato

rimasto immobile e acceso nel mezzo

di una stagione che promette soltanto piogge


sarà ancora luce e calore nel petto

dell’ultimo incantato albero

oppure il nobile faggio

deceduto tra una miriade di lacrime


sarà ancora pioggia e gelo per un ultimo ritocco

all’essere

qui e adesso




*


il sentire di sempre precipitato nel mondo

in forme che solo gli alberi sanno


*


continua a piovere intanto...

ogni proposito scivola via

ogni attesa si fa liquida tenebra

ogni speranza ha il volto muto dell’attesa





    * (26.05.08)


guardare fuori che la paura rende schiavi—

guardare avanti o almeno qui davanti

dove macchie di luce accendono i declivi—


poi i suoni nel silenzio protettivo degli alberi

e i colori—sì, i colori

fusi nell’essenza dell’aria

dove ogni timore si scioglie nel terreno fradicio


la corteccia tormentata dei faggi che alimenta

ogni nostra richiesta di linguaggio

coi segni butterati di un volto in quieta attesa

di nulla...


il pensiero a te

alla tua paura


il pensiero a qualcosa che non è ancora

ma spinge e solleva l’ala ai mille uccelli di passaggio

ai ferventi seguaci di ogni nuova primavera


il pensiero a te

alla nostra insanabile paura




*


la valletta oggi un incanto

una goccia di stupore calata sulla terra


un convivere sapiente di animali e piante

un desiderio di luce


un bacio esploso in bocca

disseminatosi nel corpo e nella mente




*


con un semplice accenno di voce tutto si placa

torna il tempo della meraviglia

torna la calma di una bosco stillante dopo la pioggia notturna


la sola voce

il solo suono

la parola che rientra e riscalda e protegge


solo la tua lingua i tuoi denti le tue labbra

a sillabare l'immenso mondo a venire

nel ritmo delle gocce in libera caduta tra le felci


nello scivolare lungo lo scheletro vegetale

delle foglie

indugiando sul bordo prima di precipitare


essere trafitti da un raro raggio di sole

un evento

che finalmente si pronuncia


suono e parola

solo tua



*(06.07.08)


pedalando tra luci e ombre

visto nuvole bianche nel lago farsi grigie

poi nere


pedalato ancora nella pioggia nel vento

un’immagine calda nel petto


un cuore sinonimo di corpo e mente

fusi al punto d’averne paura


fusione non saldata—lo stupore cocente

d’essersi amati




*


rivelazione improvvisa al fornello in cucina—io

vagante per boschi torrenti solitari ruscelli

a risalire ogni valle fino alle sorgenti


un uccello nel folto a ripetere—cosa vai cercando?


tu—nel mormorio imprecisato dell’acqua che bolle

nel balbettio del sugo al pomodoro

suggerimenti e risposte


l’uccello nel folto a ripetere soltanto il tuo nome




*


fondere natura e passione

per pensare l’intero della vita—un possibile

congiungersi delle necessità


alberi ad innalzare inni di luce al silenzio

creature in spazi volubili di gioie e cadute—

inatteso il riscatto dell’istante


esce un grido come di enorme dilatazione—

oltre il tempo

oltre il limite


sassi lucidi nel greto del ruscello

a godersi il fluire soffice delle acque—

l’attesa che sia solo un fremito


gioia dilavata da ogni superflua sostanza




*


le linee convergenti a far sbocciare le cose

a rinviare qualunque impedimento

ogni impegno ogni tipo di chiusura


supremo il miracolo della scoperta—

l’attrazione il contatto


sei nel vento del sud tra gli alberi sulla pelle

sei il piccolo lago verde che riluce

il pezzo di terra rossa




    * (13.07.08) E. Fenollosa

tu nel tuo mare di puglia

io nei miei boschi di germania—


tra verde e azzurro si muove ogni nostro richiamo


il moto trapela ovunque — cose

in moto, moto nelle cose




*


lampeggiando per regioni

dove l’intelletto può solo brancolare


poi con un semplice accenno di voce tutto si placa—


torna il tempo della sorpresa nella calma del bosco

stillante di meraviglie dopo la pioggia

notturna—una sola voce


una parola rientra a fare luce

riscalda e protegge dall’eterna ripetizione del niente

la tua lingua dentro le tue labbra salde


sillabando un immenso mondo a venire nel ritmo

delle gocce in caduta libera dalle felci

lo scivolare lungo lo scheletro vegetale delle foglie


indugiamo ancora sul bordo seghettato delle avventure





*


l’evento finalmente si pronuncia——

suono-parola trafitta da un raggio di sole——

la tua voce